violinist, recording artist, podcaster & writer

• 10 MAR 2015 - Review - Voceditalia - Claudio Listanti





Un buon successo di pubblico ha riscosso il concerto che la violinista Rachel Kolly d’Alba ha offerto all’affezionato pubblico dell’Istituzione Universitaria dei Concerti assieme al pianista Christian Chamorel, soprattutto per la peculiarità del programma che prevedeva musiche di particolare interesse per la loro collocazione nell’ambito della Storia della Musica.

Il programma, infatti, era incentrato su musiche di provenienza franco-belga, avendo come epicentro César Frank e la sua Sonata in la maggiore per pianoforte e violino, del 1886, uno dei cardini della musica da camera per il cromatismo che la caratterizza assieme al carattere squisitamente evocativo del quale è permeata.

Accanto a Franck il programma prevedeva composizioni di Guillaume Lekeu, Eugène Ysaye e Maurice Ravel. I primi tre hanno in comune l’atto di nascita, per tutti depositato preso il comune di Liegi, una origine che comunque, inevitabilmente, prelude ad una collocazione ‘francese’, indentià culturale di riferimento

In prima analisi, però, tutti sembrerebbero molto distanti tra loro ma ,invece, sono legati da un sottile e resistente filo, quasi un fascio di luce che si irradia da quell’epicentro costituito, come dicevamo prima, da César Frank, che va ben oltre la comune origine anagrafica.

Ci spieghiamo meglio. Guillaume Lekeu era uno dei seguaci di Franck, una sorta di allievo prediletto deciso a continuare ed accrescere la poetica musicale del suo maestro. Morì giovanissimo, 24 anni, sopravvivendo quindi di soli 4 anni al suo modello ideale.

Con la Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte, inserita nel concerto, composta nel 1892, si avverte chiaramente la derivazione espressiva di Franck sia nei due tempi iniziali piuttosto lenti, modérè e lent, che sfociano nel conciso ma vivo animé finale.

Certo è musica che non scalda il cuore ma che evidenzia quei fermenti ‘giovanili’ che lasciano pensare ad un futuro radioso che purtroppo, in questo caso, la morte ha bruscamente interrotto.

Ysaÿe, invece, fu il dedicatario della Sonata in sol maggiore di Lekeu, una presenza quindi del tutto plausibile per un programma dalla valenza storico-musicale come questo.

Violinista di straordinaria tecnica, Eugène Ysaÿe fu considerato un vero e proprio rivoluzionario della tecnica violinistica del suo tempo e la Sonata n. 3 ‘Ballade’ per violino solo op. 27, composta assieme al altre cinque nei primi anni ’20 dello scorso secolo, ne rappresenta un po’ la quintessenza di questo suo rinnovamento soprattutto verso la ricerca di una polifonia dello strumento, elementi che sono ben presenti in questa ballata in un solo movimento ma contenente un vorticoso alternarsi di tempi, dal lento iniziale all’allegro che prelude al ‘poco vivo e ben marcato’ finale.

Infine Ravel. Ysaÿe dedicò questa sua Sonata n. 3 ad George Enescu che volle contraccambiare componendo la Sonata n. 2 per pianoforte e violino dedicandola espressamente al grande violinista che per la prima esecuzione fu accompagnato al piano da Maurice Ravel per il quale, in questa occasione romana è stato scelto di inserire in programma la sua opera più rappresentativa per violino e pianoforte, la rapsodia Tzigane, del 1924, vistoso trionfo di virtuosismo strumentale, ritmi e colori musicali che si amalgamano alla perfezione, vero 'mito' della musica del ‘900

Christian Chamorel al pianoforte e Rachel Kolly d’Alba al violino sono stati attenti ed intensi interpreti di questo programma variegato nel quale hanno inserito tutto il loro entusiasmo e la gioia di far musica che per un programma come questo è l’elemento determinante.

La Kolly d’Alba ha mostrato sicurezza e chiarezza nell’esecuzione, violinista che risponde ai canoni dello star system odierno, vale a dire giovane, brava e bella (stabilite voi l’ordine degli aggettivi), tre elementi ai quali, sembra, che oggi non ci si possa sottrarre, ma che ha mostrato sia una tecnica di grande scuola sia di padroneggiare il suo Stradivari 1732 per offrire una dinamica dei suoni, dal più veemente a quelli più dolci e lirici; una strumentista proiettata in un futuro di sicuro successo.

A l termine del concerto (28 febbraio) applausi decisi e prolungati per tutti e due gli interpreti